Acchiappiare i sogni: dottoressa ho sognato un serpente..

Il sogno lo si acchiappa.
Come un azzurro palloncino gonfiato ad elio lo si afferra in velocità; può sfuggirti e volar via nell’infinito, oppure scoppiare e lasciare brandelli di plastica.
Ma se il suo filo ti rimane tra le dita, ecco che hai afferrato un frammento che potrebbe aiutarti ad uscire dal labirinto della vita
Non importa cosa ci rimane, la nostra storia può trasformarsi con tutto, anche con quei brandelli di plastica che sembrano voler dire niente e invece; vogliono sempre dire qualcosa.
Ma cosa vuol dire quell’immagine che mi è rimasta impressa? Che messaggio sarà mai?


Fermo restando che ogni sogno mette in scena la nostra vita interiore, ed è roba che appartiene solo a noi, è anche vero che ogni sogno per disegnare i moti della nostra vita interiore attinge alla stessa simbologia che condividiamo con l’umanità tutta.
Vedere, poi, come questo inconscio individuale vada a creare una scenografia meravigliosa con l’inconscio collettivo, ci da l’idea della capacità del sogno di attingere all’ancestrale, recuperare simboli e intrecciarli con il nostro quotidiano: l’ascensore del condominio, il sacco dell’umido, il gatto della vicina, l’autobus pieno di gente, costruiscono un immagine che poteva già esserci quando dipingevamo orsi sui muri delle caverne e non distinguevamo chi eravamo noi e chi era l’animale che cacciavamo.
Stefania viene da me e mi racconta che ieri notte ha sognato un serpente. Lo tirava su dal mare un uomo grosso e gigantesco che assomigliava a Polifemo.
Tralasciamo il fatto che la madre quando era bimba la chiamasse “serpe in seno” e che alcune giovani colleghe attualmente le sono ostili. Sorvoliamo, anche, sulle difficoltà che Stefania ha con gli uomini, che da una lato svaluta e dall’altro idealizza cosìcchè finisce sempre nello scivolare in storie d’amore difficili.
Proviamo a parlare solo di lui, il protagonista del sogno di Stefania: Il serpente

Cosa vuol dire un serpente?

…ma se incontro quell’essere,
Da sola o in compagnia
Mi vien sempre l’affanno
E un gelo nella schiena.
Una sottile creatura tra l’erba

Emily Dickinson
Golden Medical Caduceus Symbol on a white background. 3d Rendering

Se iniziamo dalla madre di Stefania che la chiamava: “serpe in seno” ci vengono subito in mente quelle sculture medioevali dove una donna nuda con due serpenti al seno raffigura la nutrice dei vizi della luxuria e della voluptas. L’espressione così cara alla mamma di Stefania è infatti già nota dall’’antichità; allevarsi delle serpi in seno esprimeva ed esprime tuttora l’involontario incoraggiamento di persone infide.
Fuoriuscendo sinuoso dalle acque primordiali, attorcigliandosi su se stesso come una striscia di DNA, muovendosi rapidamente o strisciando sullo stomaco e scomparendo in un baleno, il serpente compare nella mitologia come creatore cosmico, progenitore, distruttore ed essere sacro.
Il serpente sente gli odori con la lingua biforcuta e i suoni attraverso la pelle; è sensibile alle vibrazioni a bassa frequenza e alla terra che trema, è simbolo di segreti misteri di conoscenza, sotterranei e oracolari.
Gli occhi privi di palpebre sono coperti da una membrana trasparente, non sbattono mai , e così fissi evocano l’occhio dell’inconscio che vede nel regno dell’Ade, laddove il conscio non arriva.
Quando il serpente si ritira per la muta della pelle, simbolo di rinnovamento, rinascita e immortalità la membrana che copre l’occhio diventa lattiginosa quasi di un blu pallido come se trasformandosi l’animale accedesse ad una saggezza che va al di là delle nostre conoscenze.
Il rettile è associato all’implacabile aspetto della natura legato alla morte e all’istinto, alle manifestazioni inattese e repentine.
La sua forma fallica e l’abitudine di copulare per giorni se non per settimane con una o cinquanta compagne fanno del serpente il simbolo dell’energia fallica e della fertilità. Il poeta Stanley Kunitz ha descritto una coppia di serpenti intrecciati ad un albero del suo giardino come “il selvaggio intreccio della creazione”.

Coraggiosi e terrificanti i serpenti emergono come epifanie dalla terra, da un mucchio di foglie, dalle rocce, dalle scure acque dei fiumi o dall’oscurità della psiche.
Il regno dei morti abitato da serpenti è il terreno fecondo da cui emerge la nuova vita, un luogo di guarigione, iniziazione e rivelazione, dominato dall’antica Grande Dea. Infatti, l’animale è dotato di un potere di vita e di morte, che lo rende una forma di spirito ancestrale, guida alla terra dei morti e mediatore di processi di trasformazione e ritorno.
Il serpente è la forma teriomorfa di molti dei, tra i quali Zeus, Apollo, Persefone, Ade, Iside, Kali e Shiva.
Nelle tradizioni tantriche dell’India l’energia cosmica femminile della kundalini giace addormentata come un serpente attorcigliato alla base della colonna vertebrale. Risvegliato durante la meditazione, il serpente shakti sale lungo il corpo sottile fino a unirsi con Shiva al vertice, in uno stato di estasi e trascendenza. Considerato sacro anche da Asclepio il divino guaritore nell’antica Grecia, il serpente è l’incarnazione del demone o “genio” del medico che era spesso rappresentato avvinto al suo bastone.


Nella psicologia del profondo il serpente è, come ogni altro rettile , un simbolo animale che risale alla preistoria della terra e ai primordi della storia umana e rappresenta l’energia psichica. E il sogno di Stefania allora cosa vuol dire?
Beh, al di là della sua storia individuale, l’arrivo di questo animale nei suoi sogni significa trasformazione e rinnovamento. La ragazza si sta caricando di energia primordiale che giace nel buio dell’inconscio.
Potrebbe essere?
Chissà? Non ci resta che aspettare e vedere.


KRISHNA QUELLING THE SERPENT KALIYA; THE GODDESS KALI 
KALIGHAT, CIRCA 1870
two watercolours on paper, unframed 
449 x 278 mm. and slightly smaller

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