ANSIA: Anna “e tornammo a riveder le stelle”

Anna ha 52 anni, è giornalista, ha deciso di rivolgersi ad una psicologa perché lamenta squilibri emotivi, piange per un nonnulla, ed ha sempre fretta, quando nei negozi deve aspettare il suo turno si sente fisicamente male.

Il mondo le sembra meraviglioso, tanto meraviglioso da non riuscire a guardarlo:

“Si amo la vita, ma ultimamente sono quasi felice quando fa brutto tempo, così posso fermarmi e non far nulla.
La mia è una corsa contro il tempo, mi sembra sempre di essere in ritardo e di non potermi fermare mai.”

“La mia vita è stata esattamente uguale a come io la desideravo, figli non ne ho mai voluti e non sono pentita, ancora non ne vorrei.”

Anna è un bella donna, ha personalità, veste molto giovanile e ha un sorriso veramente seducente,

“Mi sento strana, come una nube oscura all’improvviso l’ansia plana sulla mia esistenza e mi lascia priva di tempo, come se il tempo fosse circolare e io non riuscissi più ad andare avanti, come se fossi bloccata.”

Dico ad Anna che l’ansia non è sempre una esperienza negativa, a volte è espressione del disagio che non si può più evitare.
Essa può far emergere possibilità nascoste e possibilità nuove che possono avere anche significazione creativa, le chiedo se prima d’ora si è mai sentita così:

“No, non mi pare o forse sì…
Avevo 17 anni, stavo facendo a piedi un tratto di strada tra scuola e casa, ero affamata, assaporavo avidamente l’odore e il gusto del mare, che il vento portava sin lì, era venerdì, in serata sarebbe arrivato il mio ragazzo e insieme avremmo guardato le stelle, ero felice.
Nel pensare alle stelle e all’infinito ho sentito una grande angoscia, ho pensato che la serata sarebbe finita, che il mio ragazzo sarebbe andato via e che non lo avrei più visto per una settimana, ma è passato tanto tempo, non ho più guardato le stelle e non mi è più accaduto.”

Sorride e rovista nella borsa tirando fuori l’agenda per trascrivere il nostro prossimo appuntamento, nonostante manchino soltanto 40 minuti alla fine della seduta.

Nell’episodio giovanile come in quello attuale Anna davanti al fascino e alla bellezza dei rapporti, della nostra psiche e della vita inizia ad anticipare gli eventi e a star male per l’inevitabile passare del tempo, queste emozioni sono così forti che rischiano di travolgerla e allora meglio rimuoverle.

Jung scrive “Se una disposizione interna o una circostanza esterna sono sufficientemente disturbanti o sconcertanti è possibile consegnarle direttamente all’inconscio.“.
Così fu fatto…
Anna durante gli anni della sua giovinezza iniziò una fuga dallo stato presente, e iniziò a correre verso una sua realizzazione, ma ogni meta raggiunta era tanto insoddisfacente da sollecitare una continua fuga e una corsa verso il nuovo.
La funzione più introversa e più spirituale della sua psiche fù trascurata.

“Più tardi, al Louvre guardai alla spalle di Monna Lisa e lì vidi il punto di fuga della prospettiva, anche in quel momento mi venne una grande angoscia.”

Anna non poteva fermarsi a riflettere, la fame di ricerca e di voglia di conoscere veniva fatta tacere bastava evitare il problema e tutto andava a posto evitando di guardare il cielo.

 

Scrive Jung: “Più ci si avvicina al mezzogiorno della vita, più si riesce a consolidarsi nel proprio orientamento personale e nella propria situazione sociale e più sembra di aver scoperto il corso normale della vita, gli ideali e gli esatti principi della condotta.
Perciò si presuppone il loro valore eterno e si considera virtù il restarvi per sempre attaccati.
Si dimentica una cosa essenziale: cioè che non si raggiunge lo scopo sociale, se non a scapito dell’intera personalità.
Molta, troppa vita che avrebbe anche potuto essere vissuta è restata forse nel ripostiglio dei ricordi polverosi; spesso sono carboni ardenti sotto la cenere grigia.

 

Ma durante l’età di mezzo si prepara una profonda modificazione dell’animo umano, avvengono delle trasformazioni che sembrano portare alla luce quelle cose dimenticate nell’inconscio, o la funzione più trascurata.

Sempre Jung dice: “Non è possibile vivere la sera della vita seguendo lo stesso programma del mattino, poiché ciò che sino ad allora aveva grande importanza ne avrà ora ben poca, e la verità del mattino costituisce l’errore della sera“.

Anna è bloccata stenta a trovare senso e scopo alla sua vita, vita che lei sente di aver sprecato e che ora le sembra troppo breve.

Questo blocco è un processo psichico occorso innumerevoli volte durante lo sviluppo dell’umanità che dischiude la porta serrata, tanto da divenire il motivo di molte fiabe e di molti miti.
La magica pianta (apriti sesamo), l’animale soccorrevole che insegna la via nascostata.

Con Anna dirigiamo la nostra attenzione sui sogni, meditando a lungo, ponderandolo attentamente, cercando un indizio che ci possa guidare e indicare verso quale direzione andare per riuscire a interrompere questo tempo circolare e ansioso che riduce il senso della vita.

Anna sogna

“Sono ad una festa ci sono tutti, ma proprio tutti ma io sono nel retro e mi occupo della nonna”

“Forse non è più il momento di essere al centro della festa, ma si può stare anche nel retro ad occuparsi di cose antiche”

Il sogno ci mette in contatto con qualcosa di essenziale che ci riempie, una sorta di grazia e di complicità con qualcosa di indefinibile; esso ci consente di “ritrovarci” nel perderci in esso e di sparire senza morire, nel respiro del tempo.
Il sogno infatti umanizza la paura di vivere, la paura di morire, disarma la disperazione anche quando diserta la gioia.

Il sogno ci aiuta a guardare la parte oscura di ognuno di noi, ci apre a nuove opzioni, ci aiuta a toglierci dall’angolo, ci addita un varco nella muraglia del pessimismo.

Dopo alcuni giorni Anna si accorge che in questa seconda parte delle vita lei non può più espandersi ma deve rivolgere l’attenzione a se stessa.
Prestare attenzione alle tracce labili, ai barlumi, ai segnali impercettibili di una possibilità che sembra così difficili aprire

“La mia prospettiva di vita è cambiata non mi sento più bloccata, ora posso guardare il cielo”

Il pomeriggio della vita deve avere il suo proprio significato e il suo scopo, e non può essere una misera appendice del mattino.

Ora Anna
Finita la corsa per affermare la propria individualità, la maglia di doveri e imposizioni si allenta e lascia spazio ad infinite nuove possibilità.
Ma proprio dell’infinito aveva paura Anna

Notte Stellata, Vincent Van Gogh

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